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Donne e informatica

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Quanti di voi hanno sentito parlare di discipline Stem? Per chi non lo sapesse, con questa sigla si intendono le discipline accademiche della scienza, della tecnologia, dell’ingegneria e della matematica.

Nell’anno accademico 2017/2018 il 17,71% degli iscritti ad un corso Stem in Italia, era di sesso femminile. Un dato da non sottovalutare, soprattutto se si considera che è il valore più alto raggiunto negli ultimi dieci anni.

Le prospettive, in merito alle quote rosa nel mondo della tecnologia, sembrano quindi essere floride.

Eppure, le donne che hanno contribuito in modo significativo al progresso informatico, sono state, nel corso dei secoli, numerose.

Il primo programma per computer, ad esempio, è stato scritto da Ada Byron Lovelace, considerata una delle prime menti dell’informatica moderna. In suo onore, il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha sviluppato un linguaggio di programmazione chiamato ADA.

Chi di voi, invece, usa quotidianamente i motori di ricerca? Anche questi sono merito di una donna: Karen Sparck Jones. Con la sua pubblicazione del 1972 ha introdotto il concetto di Inverse document frequency, uno dei principali componenti della classifica degli algoritmi per ricavare un testo da un indice di documenti.

Nonostante il panorama italiano sia caratterizzato da un forte paradosso, con un tasso di disoccupazione giovanile al 30% e la scarsità di specifiche figure professionali altamente ricercate dalle aziende, nei prossimi anni assisteremo alle creazione di oltre 135.000 posizioni nell’ITC.

A fronte di ciò, è quindi evidente come quel 17, 71% appaia ancora più significativo e rilevante.

Del resto, come diceva Karen Jones: l’informatica è troppo importante per essere lasciata (solo) agli uomini!

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