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Dalle Olimpiadi di Sydney a Philmark Group: la storia di Jvan

Dalle Olimpiadi di Sydney a Philmark Group: la storia di Jvan

Dalle Olimpiadi di Sydney a Philmark Group: la storia di Jvan

Dalle Olimpiadi di Sydney a Philmark Group: la storia di Jvan

Quando inizia a pensare alla parola “informatica” gli viene in mente il primo foglio elettronico Basic, su un piccolo PHILIPS MSX, con 80 kb di memoria e più di 10.000 righe di codice. Ma quando smette di ricordare “l’inizio”, pensa a cosa può fare per rendere il futuro più vicino avendo una tastiera tra le mani.

Ecco perché la voglia di sperimentare sempre nuovi linguaggi, non lo ha mai abbandonato, linguaggi che servono per ottimizzare e accelerare la produzione di software utili a qualcosa e a qualcuno.

Esperto in tecnologia Microsoft, RESP-API, Angular, Ionic, Management, Software as a Service (SaaS) e GraphPad Prism.

Le sue competenze principali sono: c#, asp.net, .net core, ionic, angular js, ms sqlserver, mysql, postgress, entity framework, entity framework core, spring.io, Rest service, WPF, Prism framework.

Oggi diamo voce a Jvan Filizzola, Delivery Manager di Philmark Group. Ecco la sua intervista.

Inizia raccontandoti… Come nasci professionalmente?

Io credo che in un certo senso abbiamo una rinascita professionale ogni qual volta cambiamo contesto lavorativo; cambiano le persone con cui ci interfacciamo, collaboriamo, condividiamo, successi e cadute, magari cambiamo ruolo 0 funzione.

Ho iniziato comunque il mio percorso mentre frequentavo ancora l’università, facoltà di ingegneria informatica alla Sapienza di Roma. Per caso mentre ero in un negozio di componenti per PC di un mio amico, ho incontrato un ragazzo che di lì a poco sarebbe diventato un collega (in futuro anche socio) e che mi presentò direttamente al CEO dell’azienda per cui lavorava, una persona per molti versi straordinaria ed alla quale sarò sempre riconoscente e grato, perché ha creduto in me e mi ha aiutato in tutto e per tutto nella mia formazione professionale, nella crescita e maturazione, non sotto il profilo tecnico, ma bensì nell’acquisire la capacità nel gestire le relazioni con i clienti, cercare di capire e studiare le persone, annusarle subito e capire a pelle quale fosse il modo migliore per interagire, studiare il registro corretto di comunicazione nelle conversazioni nelle diverse occasioni, nel cercare sempre e prontamente una soluzione quando si poneva un problema, qualunque esso sia; sapersi organizzare ed avere il pieno controllo di ogni situazione, specie se critica.

Per un ragazzo di 24 anni credetemi non è poco, e questa è una dote data in dono che non ha prezzo ne valore. E pensare che il tutto è iniziato con un semplice incarico per realizzare un gestionale, in tecnologia ASP puro , oggi tra l’atro ormai obsoleta, che serviva per la gestione di tutti i risultati di tutti gli eventi agonistici per la FIR (Federazione Italiana Rugby). Questo perché questa azienda si occupava proprio di realizzare e gestire i siti internet di alcune federazioni sportive del CONI, tra cui i diritti commerciali e pubblicitari per il canale web.

Subito dopo la messa in esercizio del software, venni ingaggiato a tempo pieno, con l’onore di partecipare alla missione di Sydney in Australia, in occasione delle Olimpiadi del 2000. È stata una delle esperienze più belle della mia vita visto che con noi, collaborò per tutta la durata dell’evento, Jury Chechi in qualità di opinionista e commentatore dei risultati agonistici della giornata. Ricordo anche l’enorme stress a cui fui sottoposto: la responsabilità di molte attività tecniche, come per esempio (oggi fa ridere) l’integrazione dell’invio degli sms con i risultati delle competizioni preferite dall’utente, l’integrazione di altri servizi sul portale , essere pionieri nello streaming video delle interviste fatti agli atlleti dopo le competizioni più importanti, come per esempio alla Vezzali e la Trillini nella scherma, Carlton Myers per il basket che quell’anno fu anche il portabandiera.

La gestione della pubblicazione delle news e l’organizzazione della storia del medagliere olimpico. Parallelamente vi era la responsabilità di gestire la location, l’acquisto delle sim per i cellulari, cercare il contratto giusto per la connessione ad internet. Scouting per le macchine a noleggio per muoversi; a questo si somma il problema per il fuso orario visto che dovevamo coprire tutta la giornata: quando si svolgevano gli eventi sportivi, in Italia era notte, ma dovevamo dare continuità secondo il fuso Italiano per l’aggiornamento delle notizie e le trasmissioni in real time.

Tutto questo mi diede la forza e l’esperienza e la fiducia per organizzare la nostra presenza in occasione di altri eventi sportivi di spessore, quali il Motor Show o Piazza di Siena a Roma. Purtroppo il “matrimonio” fallì, la bolla di internet si stava sgonfiando e le attività si stavano appiattendo, per questo cercai altri stimoli e cambiai da li diverse realtà, con il coinvolgimento in progetti sempre molto stimolanti ed impegnativi.

Il cambio di direzione vi fu quando al fallimento della società per cui lavoravo, decisi insieme ad un mio collega finalmente di creare una nostra realtà, riuscire a fondare la nostra prima società di consulenza informatica. Riuscimmo ad avere la fortuna di iniziare con diverse consulenze importanti , che ci permisero di avere visibilità per dieci anni. Realizzammo un software che ancora oggi è il core business di una grande società specializzata nel fornire in saas Virtual Dataroom , una sorta di stanze virtuali ove è possibile consultare documenti in modalità altamente sicura , visto che la maggior parte sono operazioni finanziarie con elevate criticità. Ottenemmo un certo successo come service per eventi di streaming video business in real time.

Come sei approdato al ruolo che oggi ricopri?

Dopo tanti anni di esperienza, fatti di sacrifici personali in termini di tempo sottratto a se stessi ed alla famiglia; di denaro investito per la propria formazione, investito per creare due realtà in autonomia, che mi hanno aiutato a capire i miei limiti e quali erano invece i punti di massimo sfogo dove potevo dare il meglio di me stesso, dove potevo trovare la mia realizzazione.

La soddisfazione nel proprio lavoro, a mio parere , si raggiunge quando non ci si accontenta di aver trovato una propria confort zone, ma di mettersi in discussione, e lavorare per dare il massimo, trovare continuamente stimoli che ti diano la voglia di crescere, di non fermarsi, la fame di sapere, di capire , questo è il segreto del successo in ogni attività, così come essere in grado di capire ed ammettere i propri errori. È importante fare al meglio il proprio lavoro, qualunque esso sia : non importa quale sia la posizione nella scala sociale o gerarchica o nell’organigramma della propria azienda.

Nello specifico, di cosa ti occupi in Philmark Group? Quali sono i principali progetti che segui?

Il mio compito è molto semplice qui in Philmark: sono solo di supporto al delivery della Factory. Nello specifico un aiuto nella governance dei progetti, valutazione di fattibilità, stime e suggerimenti per il design architetturale se nella mia sfera conoscitiva; ove possibile un riferimento tecnico; applicazione delle teorie e dei framework di project management più conosciuti.

Di supporto a Paolo Varano (Head of Digital Factory), stiamo aiutando una grande multinazionale, nel consolidamento di un prodotto che ha come scopo quello di facilitare l’adempimento ed attuazione del regolamento sull’antiriciclaggio, rivolto quindi al mondo bancario-finanziario. Stiamo per dar via al kick off, di un progetto molto importante che prevede l’impegno di numerose risorse, innovativo e per cui è richiesto il nostro massimo sforzo ed impegno, che abbraccerà a tendere, diverse tecnologie e modalità di engagement per l’ end user, dal market place standard, ai tour virtuali, all’uso di una crypto valuta.

Dovremmo intervenire con attività nuove anche su sistemi di una realtà finanziaria, di cui , grazie agli ottimi risultati dei colleghi raccolti ora ed in passato, desiderano che sia Philmark ad avere la governance tecnica. Sono molte le opportunità che si stanno aprendo per Philmark e per noi della Factory, e per questo mi auguro di essere quanto più possibile una valida risorsa, di essere coinvolto , e di poter essere un punto di riferimento per i teams e l’azienda.

Quali sono gli aspetti che più ti piacciono del tuo lavoro?

Partiamo dal principio che sono una persona davvero fortunata, dal momento che faccio un lavoro che mi piace, un privilegio oggi come oggi, e questo lo posso affermare nonostante le responsabilità ed i problemi che ne possono derivare, che siano in ambito professionale che nella sfera personale; questo perché il tempo che si dedica al lavoro è ben oltre il confine che uno si immagina, un po’ come un bambino che gioca al parco e non si rende conto che è ora di tornare a casa.

Dovendo scegliere tra gli aspetti che amo del mio lavoro , sicuramente ne prendere al volo due in particolare.

Il primo è la possibilità di conoscere sempre argomenti nuovi nel campo dell’IT, cose molte volte di cui non hai mai sentito parlare, su cui necessariamente poi ti devi andare a documentare e formare, al fine di migliorare la professionalità da fornire ai propri clienti.

Il secondo aspetto invece che adoro del mio lavoro, più inerente al profilo umano, è l’opportunità che uno ha di conoscere sempre persone nuove, e questo, oltre il fatto di dare una chance di creare legami nuovi , raffina la capacità e la sensibilità , di capire meglio i tuoi interlocutori, identificare meglio le persone con cui collabori , avere la capacità di sostenerle al meglio durante tutto il progetto.

Sviluppare quella “Intelligenza Emotiva” , di cui tanto oggi si parla , è che risulta un pilastro del successo e la riuscita dei progetti, che sono fatti di persone prima di tutto. Ve ne sono molti altri , ma forse sarebbe possibile canalizzarli sempre in queste due macro sfere.

Hai già lavorato con Philmark in passato. Cosa ti ha spinto a tornare?

Credo che la vita davvero ci riservi delle sorprese. Il fato ha voluto che dopo un po’ di tempo: sia io che Philmark , avevamo intenti e prospettive comuni , riguardo soprattutto la mia funzione ed il mio ruolo all’interno della Azienda; che vi fossero le condizioni affinché potessi dimostrare tutto il mio valore e dare modo a Philmark ed ai miei colleghi , di avere la certezza di poter contare su di me e su tutta la mia professionalità, in linea con quanto costruito in tutti questi anni di lavoro : “essere un valore per Philmark”.

Complice è stata anche la grande sintonia ed empatia , avuta fin da subito con Paolo Varano , che ha fatto si che questa occasione si concretizzasse. Siamo tutti e due in linea su tante cose: comune è l’impegno ed il modo di lavorare , l’affezione per il nostro lavoro , la grande disponibilità per tutti i colleghi, ed  voler essere costantemente un punto di riferimento. Mi auguro che possa essere davvero un sodalizio duraturo.

Quali sono le tue passioni/hobby?

Di hobbies e di passioni ne ho molte; sono una persona a cui piace conoscere sempre cose nuove, cimentarsi , misurarsi. Il lato positivo è che sono sempre stimolato ed impegnato, ma di controparte è difficile raggiungere un eccellenza in una attività in particolare. La passione principale a cui ho dedicato e dedico ancora gran parte della mia vita sono le arti marziali , in particolare il Karate ed il Kyusho, uno praticato per 28 anni ed il secondo per 9. Ora sto riprendendo l’attività sportiva (di cui non potrei fare a meno) con una certa intensità.

Un grande hobby è la stampa 3d , che dopo quasi 2 anni finalmente sta cominciando a dare qualche buon risultato. Amo la fotografia e le riprese con il drone; impossibile uscire per una passeggiata senza tutta la mia attrezzatura. Adoro il trekking, le moto (sono stato un centauro per molti anni). Se mia moglie avrà ancora tanta pazienza, essendo veramente una insegnate meravigliosa ed eccezionale, ho cominciato a studiare anche il pianoforte. Sono pazzo per gli orologi , che reputo le macchine più belle e sensazionali del mondo;
mi dedico inoltre alla collezione di penne stilografiche, nonostante abbia una calligrafia orrenda, peggiore di quella di un medico.

Hai un motto che ti piacerebbe condividere?

In realtà non ho proprio un motto , ma due aforismi che in genere ho l’abitudine di stampare ed appendere in ufficio nel momento che inizio una nuova avventura lavorativa, sperando sempre che possano far breccia nei colleghi più o meno giovani…

Uno è di George Bernard Shaw e recita:
“Se tu hai una mela, e io ho una mela, e ce le scambiamo, allora tu ed io abbiamo sempre una mela ciascuno. Ma se tu hai un’idea, ed io ho un’idea, e  ce le scambiamo, allora abbiamo entrambi due idee.”

Il secondo invece è di Robert Louis Stevenson e sostiene:
“Tieni per te le tue paure, ma condividi con gli altri il tuo coraggio.”

Perché ritengo che siano importanti? Perché hanno un duplice valore: il primo, se lo applichiamo alla nostra vita in generale, ci fornisce la chiave essenziale di crescita , accettare altri punti di vista, cambiare il nostro, con il fine di essere persone migliori. Se lo estendiamo al campo lavorativo, oltre questo , ritengo che sia intriso il senso di crescita di un gruppo , di un team, la volontà di mettersi in discussione, eliminando i personalismi ,di essere delle prime donne, accettare i propri limiti e limitare l’IO. Il secondo è molto più semplice, ma esprime con tutta la semplicità delle sue parole, un concetto immenso: il vero valore di un grande Leader.

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