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Home working, Smart working e lavoro in ufficio: dimmi a quale categoria appartieni e ti dirò chi sei

Home working, Smart working e lavoro in ufficio: dimmi a quale categoria appartieni e ti dirò chi sei

Home working, Smart working e lavoro in ufficio: dimmi a quale categoria appartieni e ti dirò chi sei

Home working, Smart working e lavoro in ufficio: dimmi a quale categoria appartieni e ti dirò chi sei

Il lavoro nel 2021, tra pandemia, innovazione e trasformazione, sta subendo profondi cambiamenti nelle modalità di esercizio; si parla sempre più spesso di Home working e Smart working da contrapporre al tradizionale lavoro full time in ufficio.

Oltre a capire e ad esaminare le loro differenze, vedremo anche cosa ne pensano le persone che ne usufruiscono tutt’ora o che lo hanno testato nell’anno appena trascorso: nelle loro valutazioni c’è una grande componente di personalità di ciascuno (da qui il titolo del nostro articolo!).

Home working e Smart working sono la stessa cosa?

Come avrete già capito, assolutamente no! Ci sono delle differenze tra le due modalità di lavoro che portano con sé anche vantaggi e svantaggi.

Innanzitutto, per Home working si intende letteralmente “lavoro da casa” con le stesse prerogative, caratteristiche e orari del lavoro in ufficio, cambia sostanzialmente solo il luogo in cui si svolge la mansione, dall’azienda alla casa appunto. Quello che in italiano chiameremo “telelavoro”; quindi, una attività svolta, mediante uno specifico contratto, da una postazione fissa, che può essere la propria abitazione, con la stessa rigidità di regole e di orari del lavoro in azienda. Dipendente e datore di lavoro sono costantemente in contatto e il controllo, se così si può chiamare, è abbastanza rigido.

Diverso è lo Smart working, ovvero una particolare modalità di lavoro che prevede il raggiungimento di obiettivi aziendali da parte del dipendente, godendo di una certa flessibilità oraria e rispetto al luogo da occupare che può essere la casa, uno spazio di co-working o un bar.

Il corrispettivo termine italiano, in questo caso, potrebbe essere “lavoro agile”; un lavoro che può essere svolto in qualsiasi luogo, in base alle necessità del dipendente, e senza vincoli orari. È il lavoratore a decidere in base al suo senso di responsabilità, affidabilità e consapevolezza; ovviamente, dall’altra parte il datore di lavoro deve mostrare estrema fiducia e valutare la persona in base al raggiungimento dei risultati e degli obiettivi iniziali.

Le preferenze degli italiani:

Un aut aut “lavoro full time in ufficio o lavoro interamente da casa” pone gli italiani lavoratori davanti ad una scelta ben precisa e la loro preferenza ricade sullo svolgimento dell’attività lavorativa in azienda.

Tuttavia, se lo spettro di possibilità si amplia le opinioni cambiano radicalmente; infatti, l’80,74% dei lavoratori adotterebbe una modalità ibrida, lavorando da casa dai 2 ai 3 giorni a settimana (fonte TVoice).

Tra i principali vantaggi viene sottolineato un minor livello di stress legato soprattutto al viaggio casa-lavoro, una migliore conciliazione tra vita privata e lavorativa, la possibilità di mantenere un rapporto fisico ed empatico con i propri colleghi e la sostenibilità ambientale.

Dall’altra parte c’è anche, seppure in percentuali minori, preferisce di gran lunga il lavoro che si svolge interamente lontano dagli uffici sottolineando un aumento sostanziale della propria produttività e redditività e un miglioramento del proprio benessere psicofisico per quanto riguarda il lavoratore ed economico per quanto riguarda l’azienda. La relazione con i colleghi in questo caso, si assicura alimentata costantemente grazie alle piattaforme online senza inficiare però i rapporti di amicizia storici del singolo e la sua famiglia.

Dunque, due facce di una medaglia che si va pian piano e sempre più componendo.

Il caso tedesco che forse anticiperà una tendenza

In Europa, il Ministro del Lavoro tedesco, Peter Altmaier, illustrerà la sua proposta di legge in cui sarà obbligatorio per le aziende consentire il lavoro da casa a ciascun lavoratore che ne farà richiesta. Una vera e propria rivoluzione in cui il dipendente è al centro del processo ed è considerato in quanto tale; ognuno in base alle proprie esigenze e velleità potrà decidere la modalità più giusta per lui. Chissà che non sia da ispirazione anche per gli altri Stati europei.

Nel prossimo articolo raccontiamo come è la vita in Philmark Group e come noi stiamo affrontando questo cambiamento di stile lavorativo, tenendo sempre presente l’importanza delle relazioni umane che costituiscono il fulcro centrale del nostro business.

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