Diventare una data-driven company non è certo un percorso semplice per alcune aziende italiane. C’è un estremo bisogno, innanzitutto, di creare una vera e propria cultura tra i propri dipendenti sull’argomento. La data literacy è proprio: l’alfabetizzazione dei dati. Per questo è considerata come un punto cardine nel percorso di trasformazione digitale per molte attività e imprese.
Si tratta di prendere delle decisioni aziendali, strategiche e operative. Decisioni basate sui dati grazie a strumenti che usano diverse sorgenti informative per guidare l’azienda stessa verso decisioni più ponderate ed equilibrate.
Leggere, scrivere e comunicare i dati
Questi tre verbi potremmo considerarli come i pilastri della data literacy. Quasi tutte le imprese, oggi, utilizzano software e tool per raccogliere e analizzare i cosiddetti Big Data, ma quante possono dire di sapere poi effettivamente interpretare questa grande quantità di dati?
Eppure, è un percorso che se portato a compimento aumenterà la sicurezza delle scelte aziendali siano esse di marketing che di assistenza ai clienti tramite intelligenza artificiale. Tutto ciò volto a migliorare la produttività e la competitività della tua attività sul mercato.
Gli strumenti che usiamo in Kalyte per analizzare i dati:
In Kalyte la gestione e l’analisi del dato è una competenza di tipo verticale perché è riferita alla tematica e non alla singola tecnologia che, come si può constatare dal mercato, può diventare obsoleta nel giro di poco tempo. Il team di Kalyte può vantare, inoltre, grazie alla professionalità e all’esperienza dei membri che ne fanno parte, competenze sulle tecnologie più conosciute e su quelle più di nicchia. Per questo può considerarsi un partner completo per la Knowledge Governance.
Ma come diventare una data-driven company partendo dalla cultura del dato?
La data literacy, quindi l’alfabetizzazione dei dati in azienda, dovrebbe sempre partire da una voglia e un interesse comune di abbracciare la trasformazione digitale con un orientamento data-driven. Sinteticamente potremmo dire che occorre:
- dare priorità al cambiamento culturale che si sta mettendo in atto
- definire chiaramente il ruolo di CDO (Chief Data Officer) come figura cardine del processo
- adottare tutte le “best practice” della trasformazione digitale
Le “best practice” della data literacy:
Per fare in modo che la cultura del dato posso diventare un punto cardine all’interno di un’organizzazione è essenziale mettere in atto tutta una serie di processi:
- Formazione: a tutti i dipendenti deve essere offerta l’opportunità di intraprendere un percorso formativo continuativo sull’analisi del dato, partendo da competenze di tipo statistico, passando per il recupero e la comprensione dei modelli di dati ed arrivando alla produzione di report e cruscotti come risultato finale di questo processo.
- Creare “un’alleanza” con il reparto it: è cruciale condividere i propri obiettivi di analisi con il personale dell’IT che detiene, per definizione, il know-how più solido in termini di dominio del dato.
- Creare un centro di competenza: creare una struttura ad hoc composta da tutti gli utenti con maggiore esperienza nel campo dell’analisi dati con l’obiettivo di “evangelizzare” quante più persone all’interno dell’organizzazione.
- Creare un sistema premiante: valorizza, nella maniera che l’organizzazione ritiene opportuna, e premia gli utenti che intraprendono il percorso nell’analisi dati perché il loro sforzo rappresenterà un valore aggiunto per l’organizzazione stessa.
E tu sei pronto a cogliere la sfida o la stai già mettendo in atto nella tua azienda? Noi di Kalyte ogni giorno aggiungiamo tasselli preziosi al nostro percorso di digitalizzazione data-driven. Contattaci per scambiarci consigli o per richiederci informazioni.